Alto dosaggio versus basso dosaggio di Atorvastatina nei pazienti con malattia coronarica stabile


Il Third Report of the National Cholesterol Education Program ( NCEP ) – Adult Treatment Panel ( ATP ) e le lineeguida del Third Joint Task Force of European and Other Societies on Cardiovascular Disease Prevention and Other Practice hanno raccomandato nei pazienti con malattia coronarica, ad alto rischio, di abbassare i livelli di colesterolo LDL a meno di 100 mg/dl.

In base ai dati dello studio HPS e PROVE IT, il NCEP in accordo con l’American College of Cardiology e all’American Heart Association ha introdotto un più aggressivo, anche se opzionale, obiettivo di colesterolo LDL inferiore a 70 mg/dl per i pazienti con malattia coronarica, ad altissimo rischio.

Lo studio TNT ( Treating to New Targets ) si è posto l’obiettivo di dimostrare l’ipotesi che la riduzione dei livelli al di sotto di 100 mg/dl nei pazienti con malattia coronarica stabile avrebbe prodotto un beneficio clinico aggiuntivo.

I pazienti sono stati assegnati in modo random a due gruppi di trattamento: un gruppo è stato trattato con Atorvastatina 80 mg/die ed aveva come obiettivo livelli medi di colesterolo LDL di 75 mg/dl ( 1,9 mmol/l ), mentre l’altro ha ricevuto Atorvastatina 10 mg/die con target 100 mg/dl.

L’end point primario di efficacia era rappresentato dal presentarsi di un evento cardiovascolare maggiore, definito come: morte per malattia coronarica, infarto miocardico non-fatale, resuscitazione dopo arresto cardiaco, ictus non-fatale e fatale.

Lo studio è stato compiuto su 10.001 pazienti e per un periodo medio di follow-up di 4,9 anni.

Rispetto al gruppo Atorvastatina 10 mg, i pazienti trattati con Atorvastatina 80 mg hanno presentato una riduzione relativa del 22% nell’end point primario composito.

Inoltre i pazienti del gruppo Atorvastatina 80 mg, rispetto a quelli del gruppo Atorvastatina 10 mg, hanno presentato una significativa riduzione del rischio di evento coronarico, evento cerebrovascolare, ospedalizzazione con una diagnosi primaria di insufficienza cardiaca congestizia.

Il rischio di mortalità non è risultato significativamente diverso tra i due dosaggi.

Ci sono state 155 morti per cause cardiovascolari nel gruppo Atorvastatina 10 mg ( 3,1% ) e 126 nel gruppo Atorvastatina 80 mg ( 2,5% ).

Le morti non-cardiovascolari sono state 127 nel gruppo Atorvastatina 10 mg ( 2,5% ) e 158 nel gruppo Atorvastatina 80 mg ( 3,2% ).

Le morti per tumore hanno rappresentato circa la metà delle morti per cause non cardiovascolari in entrambi i gruppi: 75 nel gruppo Atorvastatina 10 mg ( 1,5% ) ed 85 nel gruppo Atorvastatina 80 mg ( 1,7% ).

Effetti indesiderati si sono presentati nell’8,1% dei pazienti trattati con Atorvastatina 80 mg e nel 5,8% di quelli in trattamento con Atorvastatina 10 mg.

L’incidenza di interruzione del trattamento a causa degli effetti indesiderati è stata del 7,2% e 5,3%.

La mialgia si è verificata in 234 pazienti nel gruppo Atorvastatina 10 mg ( 4,7% ) ed in 241 pazienti nel gruppo Atorvastatina 80 mg ( 4,8% ).

Un totale di 60 pazienti trattati con Atorvastatina 80 mg ha avuto un aumento persistente dell’alamina-aminotransferasi, dell’ aspartato-aminotransferasi rispetto a 9 pazienti che hanno assunto Atorvastatina 10 mg ( 1,2% versus 0,2%; p < 0,001 ).

Sono stati riportati cinque casi di rabdomiolisi: 2 nel gruppo Atorvastatina 80 mg e 3 nel gruppo Atorvastatina 10 mg.( Xagena2005 )

Fonte: The New England Journal of Medicine, 2005

Cardio2005 Farma2005


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